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Raccolta Cesenatico

Sostavano
Sostavano dietro la colonna d’ingresso,
ammassati nei corpi tremanti di freddo,
in giacconi e cappotti donati e rubati,
sdruciti e rammendati, stinti e sbiaditi,
ma tutti portavano invisibile la scritta
dell’emarginazione e della diversità.

Parlavano, annuivano, dicevano
e scaldavano le mani per finta
alitando il poco calore dell’anima
che voleva un cuore caldo per forza.
Il branco delle ricacciate solitudini
obbligate agli occhi indigeni e ciechi,
abituati al panno scuro degli occhiali
sul cielo che gemeva distanza dal sole.

Nelle innominate strade della civiltà e del rispetto
i bordi erano più ghiacci della tolleranza dei padroni,
gli alberi: discinti e tristi, avvizziti d’inedia e d’indifferenza,
un paradiso di universo sociale afflitto d’opacità e finitezza,
come un miraggio eterno che si rinnova in certezza di morte.

E l’uomo?
Lui è stanco di credere in tutto, tranne che in se stesso,
ed ha lasciato, vigili al mondo, solo gli occhi del pensiero
a spiare l’assurda vita esplicarsi in condotte insensate,
inerme, ad osservare le vittime di violenze che non spargono sangue
e non urlano infamie, a contare gli oppressi che non piangono lacrime.
Solo, a considerare i troppi significati della convenienza e dell’ingiustizia.

A guardarlo, è rimasto il fantasma di un mondo e di quella sua inutile durata
alimentata dall’alienata rassegnazione immemore delle speranze e dei diritti.



(Marilina Frasci)
27 dicembre 2007 11:14:54


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